No al carbone Alto Lazio

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29 gennaio 2012

NO al dissociatore molecolare tra Montalto e Canino

C'è davvero bisogno di ricordarlo? Abbiamo sopportato e sopportiamo già troppo, oltre ogni possibilità di accettazione. Per questo è scontato il NO a qualunque ipotesi di aggravio della condizione presente, sul piano ambientale e sanitario, e appare provocatoria ogni ipotesi del genere. Non si tratta di entrare nel dettaglio del ridotto inquinamento prodotto da un dissociatore rispetto a in inceneritore tradizionale, in quanto siamo già oltre ogni limite tollerabile. Qualunque progetto che non intenda perseguire obiettivi di alleggerimento del carico inquinante che grava sull'Alto Lazio sarà inevitabilmente contrastato. Peraltro conosciamo sulla nostra pelle la differenza tra potenzialità teoriche e attuazione concreta delle tecnologie di combustione.

Per chi non fosse aggiornato, veniamo ai fatti: la società Cartiera Pontesodo si dice intenzionata a portare sul nostro territorio questo impianto, analogo a un altro rifiutato a Peccioli (Pisa) a causa dell'ostilità degli abitanti e della mobilitazione dei medici. Risultano infatti
"...dati allarmanti rimbalzati da Dumfries in Scozia, dove è in attività un dissociatore similare a quello inserito nel progetto della Ecofor hanno stimolato un’attenta riflessione.
Dal rapporto dell’agenzia per la protezione ambientale scozzese SEPA, l’equivalente dell’italiana ARPAT, risulta infatti che nel mese di ottobre 2010 il dissociatore molecolare ha superato di ben 39 volte i limiti di emissioni di mercurio e di diossine e furani.
Sempre nel corso del 2010 si legge nel rapporto l’impianto di Dumfries ha lavorato per 3.500 ore sulle 8.000 ore previste, incenerendo appena 10.000 tonnellate sulle 60.000 tonnellate previste, non potendo far funzionare correttamente il sistema di rimozione delle ceneri dalle camere di gassificazione e non riuscendo mai a produrre energia elettrica.
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, la SEPA ha riscontrato la presenza nell’ambiente di tutti i tipici elementi inquinanti prodotti dagli inceneritori ed i risultati di tali esami certificano il superamento dei valori massimi di mercurio (1.95 mg/m3 contro un limite massimo di 0.05 mg/m3) e di diossine/furani (0.12 ng/m3 contro un limite massimo di 0.1 ng/m3).
Sia il mercurio che le diossine ed i furani sono sostanze estremamente tossiche e bioaccumulanti. Il mercurio ha effetti negativi sullo sviluppo neurologico, sul sistema cardiovascolare, sul sistema immunitario e sull’apparato riproduttivo, le diossine ed i furani sono sostanze estremamente cancerogene e mutagene per l'organismo umano, causano danni al sistema immunitario, al sistema riproduttivo, all’apparato ormonale.

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18 ottobre 2010

Una serata contro il nucleare



Mentre il governo Berlusconi si prepara ad attivare una centrale nucleare a Montalto di Castro, e forse anche a impiantarci un deposito di scorie sotto il culo, come documentato poco tempo fa dal Sole24Ore


 per stasera Greenpeace ha organizzato a Roma l'evento "Nuclear Emergency


"La decisione del governo Berlusconi di riaprire al nucleare è una scelta costosa, rischiosa e inutile. Ancora peggio: è una vera truffa. La verità è che il nucleare farà crescere i costi della bolletta elettrica. Persino negli USA senza finanziamenti pubblici il nucleare chiuderebbe. E perché mai l'Italia dovrebbe riprendere una scelta che altrove ha fallito? Chi ci guadagnerebbe? Certo non i cittadini!
Per questo abbiamo deciso di organizzare un evento per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo. La serata “Nuclear Emergency” si aprirà con le note speciali dei Têtes de Bois, a seguire l’eco-comicità di Diego Parassole, in scena con lo spettacolo “Che Bio ce la mandi buona”.
Interverranno anche la cantautrice partenopea, Teresa De Sio che leggerà “La cattiva sorella. Lettera alle vedove dei liquidatori di Cernobyl” e Giovanni Soldini, il navigatore italiano delle imprese in solitaria.

La seconda parte sarà tutta musicale con l’eclettismo di Adriano Bono & Torpedo Sound Machine e l’hip hop del Piotta. L’evento si chiuderà sulle note di “NO AL NUCLEARE” il brano degli “Artisti contro il nucleare” ideato da Adriano Bono & Torpedo Sound Machine per la nostra “Nuclear Lifestyle” e cantato per la prima volta a bordo della Rainbow Warrior, lo storico veliero dell’organizzazione."

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5 ottobre 2010

Cambia proprietà la centrale solare di Montalto di Castro

"(AGI) - Roma, 4 ott. - SunPower ha venduto a Etrion Corporation, produttore indipendente di energia solare, la partecipazione azionaria delle prime due fasi del parco solare di Montalto di Castro, la piu' grande centrale solare fotovoltaica (PV) italiana, per circa 49 milioni di euro.
L'acquisizione della prima fase del progetto, da 20 megawatt (MW), informa una nota, e' stata completata nel mese di agosto e l'acquisizione della seconda fase da 8 MW e' stata completata la settimana scorsa. SunPower riconosce cosi' la vendita della prima fase del progetto come ritorno di capitali e quella della seconda come ricavi, compresi anche quelli precedentemente differiti, relativi al contratto EPC di cui la stessa Sunpower era responsabile. "Quest'anno, con la chiusura di questa acquisizione, siamo sulla buona strada per completare la realizzazione e vendita di asset fotovoltaici per 85 MW in Italia", ha detto Dennis Arriola, direttore amministrativo e finanziario di SunPower. "La tecnologia leader a livello mondiale di SunPower e le sue comprovate prestazioni su oltre 225 MW di centrali fotovoltaiche operative in Europa ci ha fornito una serie di partner finanziari potenziali forti, tra cui molti nuovi partecipanti al mercato del solare". SunPower ha progettato e costruito il parco solare da 28 MW a Montalto di Castro, nel Lazio, vicino a Roma, e fornira' anche la gestione e manutenzione del parco stesso per i prossimi anni.
La prima fase da 20 MW e' stata collegata alla rete nel novembre 2009, diverse settimane prima del previsto, ed e' stata acquistata da SunPower al momento dell'acquisizione della SunRay Renewable Energy nel maggio del 2010. Le seconda fase da 8 MW e' stata commissionata lo scorso mese. Entro la fine di quest'anno e' previsto inoltre il completamento e la vendita di ulteriori 44 MW , portando la capacita' totale del parco solare di Montalto di Castro a 72 MW confermando il suo record assoluto su scala nazionale ed internazionale. (AGI) .

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23 settembre 2010

Maremma radioattiva

Da Corriere.it "Scorie nucleari, ecco le aree. Pronta una lista con 52 siti

"La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate.

Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un «normale» consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. «Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella». La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre «riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure». Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. «Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità».

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19 luglio 2010

" Permessi di inquinare: problemi per Enel"

I dieci impianti che utilizzano maggiormente i crediti di emissione CER per compensare le emissioni di CO2:

Articolo da: IlFatto quotidiano.it

"Nel 2009 la centrale termoelettrica Enel a Montalto di Castro (VT) ha emesso un milione di tonnellate di CO2. Si sono disperse nell’atmosfera, ma, da un punto di vista contabile, è come se non ci fossero mai state. Enel le ha infatti compensate interamente, investendo in un progetto che prevede la distruzione di tonnellate di Hfc-23, un potentissimo gas serra, da parte della Limin Chemical Co., una società chimica cinese. L’investimento ha permesso ad Enel di acquisire un milione circa di CER (Certified Emission Reductions) o crediti di emissione generati nei paesi in via di sviluppo. In pratica Enel ha sostenuto un progetto di riduzione di CO2 in Cina per poter emettere CO2 a Montalto. E’ il cosiddetto Clean Development Mechanism (CDM), previsto dall’articolo 12 del protocollo di Kyoto e controllato dalle Nazioni Unite.

Oltre ad Enel lo usano decine di altre compagnie, come le tedesche Salzgitter, RWE Power, la svedese Vattenfall, o la polacca PGE Elektrownia. Secondo quanto riportato questa settimana da Sandbag, un gruppo ambientalista con sede a Londra specializzato nel mercato delle emissioni, le società industriali ed energetiche europee hanno speso almeno 860 milioni di euro nel 2009 per comprare “permessi di inquinare” dai paesi in via di sviluppo. Anche perché i CER costano meno rispetto alle quote di emissione europee (EUA), assegnate direttamente dai governi e scambiate tra le imprese.

Il 59% dei crediti di emissione CER – spiega Sandbag in un rapporto – deriva da progetti per l’incenerimento del famigerato gas Hfc-23, sottoprodotto (indesiderato) dell’Hcfc-22, un refrigerante contenuto nei condizionatori e nei frigoriferi. Per CDM Watch, una coalizione di Ong che vigila sul Clean Development Mechanism, “è uno scandalo”. Prima di tutto perché le compagnie europee pagherebbero per la distruzione dell’Hfc-23 “65-75 volte in più rispetto al vero costo di smantellamento”. E poi perché ci sarebbero “prove schiaccianti” del fatto che le imprese (cinesi e indiane) starebbero manipolando il sistema di compensazione, “producendo maggiori quantità di gas serra pericolosi in modo da essere pagate di più per distruggerli”, spiega CDM Watch in un comunicato stampa. Particolare non trascurabile, lo stato cinese applica una tassa del 65% sulla vendita di crediti di emissione da progetti sull’Hfc-23. Alla fine, quindi, sembra che ci siano guadagni per tutti, tranne che per l’ambiente.

Ma forse non per molto. O almeno questo è ciò che si augura CDM Watch: “se le Nazioni Unite vogliono ristabilire la serietà del meccanismo CDM, dovranno cessare immediatamente l’assegnazione di crediti di emissione basati sull’Hfc-23″, ha dichiarato la direttrice Eva Filzmoser. “Si potrà riprendere solo dopo che sarà stata effettuata un’indagine che porti a una revisione della metodologia di assegnazione”.

Intanto dall’Onu arrivano segnali confortanti. Alla fine di giugno Clifford Mahlung, presidente del CDM Executive Board, ha fatto sapere che “la metodologia potrebbe essere rivista se le irregolarità saranno confermate”. Il processo di revisione potrebbe essere completato già in agosto.

E mentre gli industriali delle energie rinnovabili fanno il tifo per nuove regole, che “sposterebbero gli investimenti dove ce n’è veramente bisogno”, Enel e Deutsche Bank, tra i maggiori sostenitori dei progetti sull’Hfc-23, corrono ai ripari intensificando le attività di lobby sull’Unione Europea. “I progetti sono stati approvati con effetti fino al 2014″, ha dichiarato Giuseppe Deodati, risk manager di Enel Trade, in un’intervista a Business Week. “Dobbiamo evitare qualsiasi tipo di cambio retroattivo delle regole altrimenti potrebbe venir meno la fiducia delle imprese, necessaria per far funzionare correttamente i mercati delle emissioni in futuro”.

Ma la retroattività di eventuali nuove regole sembra essere improbabile. “Fino al 2012 gli impatti sul mercato delle emissioni saranno minimi”, ha spiegato Urs Brodmann di First Climate, una società finanziaria che gestisce crediti di emissione. “Il CDM Executive Board dell’ONU segue un principio fondamentale: le metodologie non possono essere cambiate retroattivamente per progetti che sono già stati registrati.

I cittadini di Montalto di Castro possono quindi dormire sonni tranquilli. Dall’altra parte del mondo, in un’oscura industria cinese, c’è qualcuno che sta lavorando (e continuerà a lavorare) per loro.

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3 giugno 2010

"Terra" sul monitoraggio indipendente della qualità dell’aria tra Grosseto e S. Marinella

Da terranews.it

"Una lotteria per l’ambiente e per la salute. è l’idea che è venuta ai cittadini
interessati dal Polo energetico di Civitavecchia-Montalto di Castro, che hanno deciso di finanziare con i proventi dell’iniziativa un osservatorio ambientale in grado di fornire dati precisi e dettagliati sugli effetti per ambiente e salute di un polo in cui si produce la più alta quota pro capite di energia in Italia. «Sul territorio nazionale la produzione pro-capite annua di energia si attesta a circa 1,38 kwW mentre nell’Alto Lazio questa quota sale a 70 kW annui pro capite. Tra Civitavecchia e Montalto sono presenti tre centrali che costituiscono uno dei poli energetici più grandi d’Europa: Torre Valdaliga Sud con 4 gruppi energetici (uno da 200 MW e tre da 320 MW), Torre Valdaliga Nord (con 3 gruppi termo elettrici da 660 MW) a carbone e Montalto di Castro con 3.450 MW».

Raccontano a Terra i cittadini del movimento No-Coke dell’Alto Lazio che, lamentano una forte inerzia delle istituzioni che avrebbero dovuto tutelare i loro diritti. Da qui la necessità di avere dati indipendenti e precisi sulla qualità ambientale del territorio, per ovviare all’inattività dei «sindaci di Tarquinia, Civitavecchia, Allumiere, Tolfa e Santa Marinella» capaci solo di «firmare il contratto economico con Enel spa per la messa in esercizio dell’impianto a carbone, incassando soldi sporchi come il carbone, utili a chi inquina per ottenere il silenzio» e l’idea della lotteria ‘Fai la tua parte diventa protagonista del tuo futuro’ per l’autofinanziamento. Grazie alla partecipazione di «tanti cittadini, al contributo di aziende agricole e cooperative del settore agricolo e turistico sono stati raccolti oltre 70mila euro».

Il monitoraggio della qualità dell’aria è stato svolto nel periodo compreso tra l’inverno e l’estate 2009 utilizzando postazioni fisse e mobili sul territorio da Manciano (Grosseto) a Santa Marinella (Roma). Il lavoro, per il quale sono stati presi in esame tutti gli studi epidemiologici realizzati sul territorio e per il comprensorio di Civitavecchia, condotto da Terra srl con il contributo della Nanodiagnostic di Stefano Montanari, «rileva un tasso di mortalità del 26% più alto rispetto alla media di patologie neoplastiche, ponendoci al primo posto nel Lazio ed al terzo in Italia per mortalità per tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi. Nei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, si riscontrano il 56,3 % (la più alta percentuale del Lazio) di sindromi respiratorie», denuncia il comitato No-Coke.

L’indagine, composta di una corposa documentazione tra analisi di laboratorio ed elaborati tecnici con perizia giurata in tribunale, «evidenzia nel territorio in questione, una condizione di qualità dell’aria molto complessa e tutt’altro che priva di criticità». I risultati del monitoraggio verranno presentati a Tarquinia sabato 19 giugno prossimo alle ore 17 in Via Umberto I, nel corso di un convegno a cura dei Comitato dei cittadini liberi di Tarquinia in cui verrà ribadita con fermezza la volontà di tutelare l’economia agricola e turistica dell’area.

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12 maggio 2010

Alto Lazio polo nazionale dell'energia sporca

Da terra.it

"Sperimentare energia sporca. Questa potrebbe diventare la vocazione dell’Alto Lazio nel giro di pochi anni. Mentre si avvia a diventare pienamente operativa, non senza problemi visti i ripetuti incidenti anche mortali, la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord, diventano sempre più consistenti le ipotesi che vedono Montalto di Castro diventare il più grande polo nucleare in Italia, con l’installazione di due reattori Epr, per un totale di 3.300 MWe.

E che la prima pietra del nucleare in Italia sarà posata proprio a Montalto lo indicano diversi indizi, come la disponibilità della rete elettrica, la disponibilità d’acqua e delle prese a mare già realizzate per i due vecchi reattori nucleari, la bassa, ma non nulla, sismicità del sito, la, relativamente, scarsa
densità di popolazione, e la disponibilità dei terreni da parte di Enel. Poi è arrivata anche la benedizione del numero uno di Edf, Pierre Gadonneix, che durante un tour per osservare i possibili siti nucleari italiani ha commentato: «Montalto è un ottimo sito per una centrale nucleare. Le centrali italiane sorgeranno innanzitutto accanto a quelle “storiche” ed è un peccato vedere i resti dei due reattori di Montalto non terminati». Ma l’offensiva delle vecchie energie nella zona non si ferma qui.

Ci sarebbe il tentativo di riattivare il gruppo rimasto inattivo di Torrevaldaliga sud, di proprietà di Tirreno Power, convertendolo a carbone, mentre troppo spesso si affaccia l’ipotesi di far funzionare gli impianti a carbone anche con i rifiuti. E a tutto ciò si aggiungono le ipotesi di sequestro sotterraneo della CO2 in zona, i cui studi di fattibilità sono già partiti, ma sulla cui affidabilità sono molti a puntare il dito visto che si tratta di una tecnologia mai utilizzata prima, costosa e sulla cui sicurezza non c’è nessuna certezza. L’Agenzia per la sicurezza nucleare, organo che in altri paesi fa le pulci ai progetti, bloccandoli come è successo nella filonucleare Francia, è a oggi un’entità astratta, finanziata poco e male e che non si sa quando vedrà la luce.

E i costi del nucleare aumentano anche sul fronte del combustibile. Se da un lato le stime circa le riserve accertate, le uniche su cui si può contare effettivamente, ci dicono che queste basteranno solo per i prossimi trenta anni, da un altro punto di vista si punta sull’estrazione assolutamente ipotetica di uranio dall’acqua marina, dalle rocce e, questa è la novità, dalle ceneri delle centrali a carbone come quella di Civitavecchia. E ovviamente, come in molti aspetti del nucleare, non si a quali costi. Comunque vadano le “nuove tecnologie” nucleari, sulle quali il mondo della finanza, Moody’s, Fitch e Citigroup in testa, è molto scettico, sembrano guidate più da un’armata brancaleone che da una strategia energetica degna di questo nome.

Prova ne è l’agitarsi della principale azienda nucleare francese, l’Areva, che dopo aver litigato in casa propria, esattamente per le questioni di prezzo legate al combustibile atomico con Edf, ora è alla disperata ricerca di nuovi mercati dove piazzare i propri ingombranti e pericolosi reattori, dopo aver perso in nazioni come il Sud Africa e gli Emirati Arabi. E purtroppo, per ora, uno dei luoghi dove l’atomo ha trovato un sito è proprio Montalto di Castro, ma la partita non è ancora chiusa.

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9 marzo 2010

Assalto alla ex centrale nucleare in corso



Greenpeace è salita sul tetto della vecchia centrale nucleare di Montalto di Castro, per un'azione dimostrativa contro la folle scelta di tornare oggi all'atomo.
Vedi
http://qik.com/video/5370824

--
Qui il resoconto dell'azione sul tetto della ex centrale nucleare Montalto Di Castro, che il Governo vorrebbe riaprire.

http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/comunicati/montalto-nucleare

http://www.terranews.it/news/2010/03/montalto-di-castro-greenpeace-lancia-il-suo-%E2%80%9Curlo%E2%80%9D-antinucleare

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21 dicembre 2009

A Montalto di Castro la più grande centrale ad energia solare d'Italia, e presto d'Europa.

Per maggiori informazioni: vedi il serizio di Maremmaoggi.it





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14 luglio 2009

Sulla "centrale fallita di Montalto monumento simbolo della sconfitta della politica energetica..."

Da Maremmaoggi.it

"Ecco cosa scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera a proposito della Centrale di Montalto di Castro.

13/07/2009 9.32.00 - CENTRALE NUCLEARE MONTALTO DI CASTRO SI O NO

Sprezzanti del ridicolo l'hanno pomposamente battezzata: «Centrale Alessandro Volta». Pensate! Dare il nome dell'inventore della pila, praticamente il padre dell'elettricità, a una centrale che sta quasi sempre spenta. Insomma, una specie di pila esausta. Benvenuti a Montalto di Castro: monumento gigantesco al fallimento della politica energetica italiana costruita sulle ceneri del nucleare, inutilmente costato almeno 250 euro a ogni italiano, lattanti e vegliardi compresi. E come sempre accade in Italia le responsabilità di un simile disastro si dissolvono in una nebbia impalpabile, dove tutti sono un po' colpevoli, quindi nessuno lo è. I politici della prima Repubblica, quelli della seconda, l'Enel, i petrolieri. Perfino gli ambientalisti che si battevano contro l'energia atomica. La centrale di Montalto di Castro è stata anzi la loro più grande sconfitta.

nella foto storica i lavori di costruzione della centrale nucleare di Montalto di Castro negli anni 80

A metà degli anni 80 erano agguerritissimi. Qualche anno prima c'era stato l'incidente di Three Mile Island che aveva dato spunto al famoso film Sindrome cinese e il movimento antinucleare si era diffuso in tutta Europa. Anche se non aveva molta udienza presso i governi. Per gli oppositori dell'atomo, in Italia, non andava molto meglio. Finché, nella primavera del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, si verificò la catastrofe nucleare più grave della storia. E gli eventi precipitarono. Il governo del segretario socialista Bettino Craxi cavalcò immediatamente l'onda antinucleare. Ben presto furono superate anche le resistenze all'interno della Democrazia cristiana e dello stesso Partito comunista. E il referendum del 1987 passò con un consenso mai registrato prima. Di colpo, in Italia, i nuclearisti erano scomparsi. Era novembre, al governo Craxi era subentrato quello di Giovanni Goria: tutto avvenne con una rapidità impressionante, considerando i tempi geologici delle decisioni italiane. Con un paradosso, che gestire la frase di transizione toccò a un ministro, tra gli altri, Adolfo Battaglia, esponente dell'unico partito, quello repubblicano, che aveva sostenuto fino all'ultimo, contro tutto e tutti, la scelta nucleare. Per prima cosa la chiusura delle centrali in attività. I quesiti referendari non avrebbero in teoria obbligato l'Enel a fermare i reattori. Ma il Psi e la Dc, con l'appoggio del Pci, interpretarono così la volontà politica degli elettori. E fecero spegnere gli interruttori. E i lavori alla centrale di Montalto di Castro, quasi completata, vennero interrotti. A quel punto cominciò una danza a suon di quattrini. L'Enel e le imprese fornitrici rivendicarono innanzitutto i danni. E pure il pagamento dei pezzi ordinati e non consegnati, come appunto il reattore di Montalto di Castro. Poi la società elettrica, allora guidata da Franco Viezzoli, fece presente che si rischiava il blackout. Bisognava provvedere e il Parlamento, nel quale erano entrati anche gli alfieri del movimento antinucleare, come Gianni Mattioli, non alzò un dito. Non lo alzò quando le importazioni di elettricità prodotta con il nucleare in Francia esplosero. Ma non le alzò neppure quando si decise di costruire, accanto alla centrale nucleare di Montalto di Castro, già costata 7 mila miliardi di lire e che non fu smantellata perché si sarebbe speso troppo (sic!), un secondo impianto da ben 3.200 Megawatt, a policombustibile. Grande quattro volte di più e con una specie di sberleffo agli ambientalisti costituito da una orrenda ciminiera alta 150 metri che si può ammirare da decine di chilometri. Altri 7 mila miliardi di lire, per una centrale nata già vecchia (non era a ciclo combinato, come quelle che venivano costruite allora in tutto il mondo) e con costi di esercizio insostenibili. Tanto insostenibili che oggi una delle centrali più grandi d'Europa resta accesa soltanto 2 o 3.000 ore l'anno, sulle teoriche 8.600 ore, perché l'energia prodotta lì è troppo cara. Intanto i privati non se ne stavano con le mani in mano.



Molti italiani che avevano votato sì al referendum antinucleare erano stati convinti dalla promessa che si sarebbe abbandonata la strada dell'atomo per quella delle energie rinnovabili. Il governo approvò una delibera, la famosa delibera del Cip 6 che concedeva incentivi profumati ai produttori di elettricità pulita. Soltanto che ci infilarono all'ultimo momento, dopo «energie rinnovabili», le paroline «e assimilate». Spalancando un'autostrada agli industriali siderurgici ma anche ai petrolieri che intascarono migliaia di miliardi di contributi pubblici, bruciando i «Tar»: così si chiamano gli scarti della lavorazione del petrolio. Montedison, Falck, Riva, Moratti, fecero soldi a palate.



E le famose energie rinnovabili? Di quelle per vent'anni neanche l'ombra. Nel 2007 l'Italia produceva con il solare un cinquantesimo dell'elettricità prodotta in Germania attraverso il fotovoltaico. In compenso siamo diventati il Paese con il record mondiale del consumo degli inquinanti idrocarburi per la produzione di energia elettrica. Per non parlare dei costi. Quanti italiani dopo aver già sborsato 8 miliardi di euro per pagare all'Enel e ai suoi fornitori i danni dell'uscita dal nucleare, sanno che ancora pagano sulla bolletta elettrica un sovraprezzo destinato a una società pubblica, la Sogin, per lo smaltimento delle vecchie scorie? E che lo pagheranno ancora per una quindicina d'anni nella migliore delle ipotesi? Se la fallimentare operazione di Montalto di Castro è costata 250 euro a ogni cittadino italiano, 15 miliardi e mezzo di euro in tutto compresi i maggiori costi del petrolio rispetto a quelli dell'uranio, l'uscita dal nucleare è stata ancora più cara: 424 euro pro capite, cioè 25,5 miliardi di euro. E con quale risultato? Che siamo il Paese europeo più dipendente dal petrolio e dove l'energia costa più cara, che siamo il fanalino di coda delle energie rinnovabili, che abbiamo il primato delle importazioni e che ora abbiamo deciso di tornare al nucleare, per volontà di alcuni di quei politici che venti anni fa avevano persuaso gli italiani a uscirne. E Montalto? Tranquilli, ci sono buone probabilità che l'atomo torni anche lì. Secondo il presidente di Edf, il partner nucleare dell'Enel, Pierre Gaddonneix, quello è un posto ideale per una centrale nucleare. Come la chiameranno stavolta?


Sergio Rizzo Corriere della Sera

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20 novembre 2008

Nubi nere dalla centrale A.Volta di Montalto di Castro (ed enel nega)

Parliamo di avvenimenti di cui chi scrive è stato più e più volte testimone, come tutti i montaltesi. E' sufficiente intervistare a caso un ragazzo, un pescatore, o chiunque altro abbia frequenti occasioni di passare di notte a Montalto Marina.
Seguono 3 articoli da "Il Tirreno"
"Fumate nere dalla centrale quando cala la sera a Montalto"
"Ho visto quegli sbuffi e li ho fotografati"
"Centrale, la Biagi vuole un’indagine Arpat Il direttore di Montalto: «Non escono fumi dalle nostre ciminiere"


Fumate nere dalla centrale quando cala la sera a Montalto

# MONTALTO DI CASTRO. Quando tutti dormono, dalla ciminiera della centrale di Montalto di Castro, che brucia gas e olii combustibili, si sprigiona «ogni tanto», una fumata densa e nera.
Gli avvistamenti risalgono alla primavera e all’estate scorsa. Ma i residenti della zona si chiedono se non accada anche in inverno, quando, a quell’ora è troppo buio per notare gli inquietanti sbuffi.
Gli ambientalisti della zona, a parlare è Simona Ricotti (nome storico del coordinamento nazionale del Forum e dei movimenti No Coke Alto Lazio), dice che «qui (Ricotti abita a Civitavecchia) tutti pensiamo che casi del genere si verifichino quando puliscono i filtri delle ciminiere, i condotti e le caldaie, con soffiature particolari». Ma Ma l’Enel ha sempre detto che si tratta di una procedura d’altri tempi, superata dagli elettrofiltri autopulenti. «Sì lo so - dice Ricotti - che l’Enel dice questo. Ma come la mettiamo con quelle nubi nere? Di che si tratta?».
E l’Enel risponde: «eventuale colorazione dei fumi, nelle prime ore della mattina, durante i riavviamenti, o le salite di carico dei gruppi, può correlarsi a fenomeni di natura ottica, legati alle posizioni relative di ossevazione; talora viene confusa la fumosità, con la presenza di condense e di vapore acqueo dalle valvole di sicurezza sui tetti di caldaia o della ciminieria, specie durante le prime ore della giornata, o se il tasso d’umidità dell’aria è elevato; le emissioni dei camini sono monitorate continuamente; non è stato rilevato alcun valore anomalo; la centrale ha ottenuto e tuttora detiene la certificazione Emas dal 2002 e invia mensilmente i dati delle emessioni rilevate al camino, e sul territorio, all’Arpa del Lazio; i valori delle emessioni sono sempre state al di sotto dei limiti di legge; dal mese di aprile, sino a novembre, la centrale ha utilizzato solo gas naturale».
Ma gli ambientali continuano a puntare il dito contro le nere fumate. «Prima di tutto - dice Ricotti - gli scienziati assicurano che non esiste filtro al mondo in grado di trattenere le nanoparticelle, le più pericolose per la salute umana, ma questo è un altro discorso. Rimaniamo a ciò che si vede: quando le emissioni hanno un colore particolare è lecito domandarsi cosa ci sia dentro a quel fumo. O no?».
Fa un esempio: «Tempo fa, su Civitavecchia, si è formata un’enorme fumata violacea. L’Enel rassicurò tutti affermando che era solo ruggine e la nube era rimasta sopra al cantiere. È difficile credere che una nube resti del tutto immobile in una zona dove i venti prevalenti, quelli che spingono verso Roma e verso Viterbo e la bassa Toscana, in condizioni favorevoli coprono anche 300 chilometri ogni 24 ore».
E tornando agli sbuffi della centrale di Montalto? L’ambientalista si augura, per sgombrare il campo da ogni dubbio, che «vengano posti limiti alle emissioni diverse dal normale esercizio (avviamento, arresti e guasti) così come stabilito dal decreto ’59 del 2005 che recepisce la direttiva Ipcc, ossia quella che regola le norme dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale)».
B. Z.
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«Ho visto quegli sbuffi e li ho fotografati»


# MONTALTO DI CASTRO. «Sì, passando in auto vicino alla centrale, ho visto quelle fumate e le ho fotografate». Federico Veo, conferma, senza tentennamenti, che, alle prime luci dell’alba, dalla centrale di Montalto di Castro, spesso, escono sbuffi di fumo denso e nero. Non sa perché. Sa, soltanto, quello che ha visto. E non gli è piaciuto.
Signor Veo, quando ha notato il fenomeno l’ultima volta?
«Durante la primavera e l’estate scorsa».
A che ora?
«Circa alle 4 del mattino».
Cosa ha visto di preciso?
«Ho notato sbuffi di fumo denso e nero che, durante il giorno, non si vedono».
Come fa ad essere così sicuro che questo fenomeno si verifichi solo di notte?
«Semplice. Abito a poca distanza, nella zona di Tarquinia. La centrale di Montalto di Castro la vedo dal mio terrazzo e le posso assicurare che, né io, né mia moglie, abbiamo mai visto fumate nere nelle ore diurne».
Da quanti anni le capita di avvistare queste fumate nere all’alba?
«Almeno da quattro anni».
E le vede spesso?
«Ogni tanto. Non saprei dire con quale frequenza. Ma che capita, questo è certo, perché le ho viste coi miei occhi e con quelli del mio cellulare. Così come è altrettanto certo, perché è sotto gli occhi di tutti, che, spesso, al mattino, il cielo su Montalto di Castro e su Civitavecchia non è azzurro, ma di un colore che varia tra il giallo e il marrone. Non sono un esperto, non ne conosco le ragioni; sono un cittadino qualsiasi che, assistendo a questi fenomeni, non si sente tranquillo e se ne dispiace anche per chi vive nella bassa Toscana».
Perché?
«Perché ho visto il vento spingere il fumo nero della centrale di Montalto di Castro verso il sud della Toscana, una zona che ha terreni ben coltivati e colture pregiate. Non so se quelle fumate nere sono pericolose per la salute, ma se lo fossero, non mi sembrerebbe giusto che anche la Toscana debba sorbirsi ciò che accade nel Lazio. Sono convinto che non possiamo, non dobbiamo, stare zitti e fermi. Ci sono dovute spiegazioni sulle cose che riguardano la nostra salute e l’ambiente in generale».
E lei cosa fa per ottenerle queste spiegazioni?
«Come tanti altri ho deciso di far parte del Comitato Cittadini Liberi di Tarquinia, uno dei comitati che aderisce al coordinamento contro il carbone. Ma, soprattutto, racconto ciò che vedo e, quando posso, fotografo».
B.Z.
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Centrale, la Biagi vuole un’indagine Arpat Il direttore di Montalto: «Non escono fumi dalle nostre ciminiere»


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CAPALBIO. «Non ho avuto nessuna segnalazione, almeno sinora, di fumate nere che uscirebbero dalle ciminiere della Centrale Enel di Montalto in ore notturne. Comunque intendo chiedere ufficialmente un controllo da parte dell’Arpat, in modo da verificare se le segnalazioni fatte dal signor Federico Veo trovino davvero riscontro in situazioni che potrebbero essere preocupanti per gli abitanti dei territori a cavallo fra Lazio e Toscana». Il sindaco di Capalbio, Lucia Biagi, appare decisa. Anche se fino a questo momento non c’è nulla di ufficiale, il sindaco è sicuro: «Faremo comunque i nostri monitoraggi e chiederemo delle spiegazioni ufficiali». D’altra parte «i problemi della Centrale di Montalto sono storici - riflette il sindaco - e seppure il Comune di Montalto si è preso ogni vantaggio lasciando agli altri solamente i rischi, noi non intendiamo stare a guardare».
Sono più di quarant’anni che la Centrale di Montalto rappresenta, per Capalbio, un nervo scoperto e la gente della bassa Maremma è molto diffidente nei confronti di questo che venne definito a suo tempo un veo e proprio «mostro».
Assicurazioni assolute vengono invece dalla Centrale. E’ lo stesso direttore, ingegner Marco Favilla, che abbiamo contattato ieri per telefono, a smentire qualunque ipotesi di rischio».
«Niente da preoccuparsi. - dice Favilla - La combustione genera vapore acqueo e la mattina, in presenza di umidictà e di temperature fredde, si genera vapore che è bianco, e qualcuno lo confonde con il fumo. Niente di più. Purtroppo qualcuno si allarna troppo facilmente».
«Noi - aggiunge il ridettore - bruciamo gas naturale nella nostra centrale, e non c’è neppure la possibilità di fare fumo». Tutti tranquilli dunque? Il sindaco Biagi chiederà comunque l’intervento dell’Arpat. Poi vedremo.
C.B.
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30 maggio 2008

Talenti (AN) contro carbone e nucleare

Fonte: civonline.it

Talenti (AN): “Non bastava il carbone, dopo 20 anni torna anche lo spettro del nucleare"
MONTALTO DI CASTRO - “Non bastava il carbone, dopo 20 anni torna anche lo spettro del nucleare. Ma il territorio e la salute non sono in vendita. Mentre è in atto una dura battaglia contro il carbone dell'Enel, il sindaco Carai non trova meglio da fare che rilanciare il nucleare, dicendosi possibilista”. Interviene così il consigliere di An Fabiola Talenti all'indomani delle dichiarazioni apparse su alcuni giornali ad opera del primo cittadino: “Sono indignata – continua – un sindaco latitante, che ha sempre scelto un colpevole silenzio come modus operandi sulla scelta nefasta del carbone, un primo cittadino che ha fatto pesare la sua assenza a molti tavoli e meeting, oggi rilancia il nucleare per la cittadina montaltese. Non bastano 60 anni e più di servitù energetica, con tre centrali che svettano su di una fascia del litorale non più lunga di 30 km, non basta aver già fatto sacrifici in termini di salute e sviluppo economico, oggi ancora una volta, Carai dimentico di rappresentare l'intera cittadinanza, è pronto ad un nuovo diktat e ad incassare nuovi proventi dalla società energetica”. Il consigliere Fabiola Talenti mette nuovamente in evidenza come i soldi dell'Enel non abbiano apportato il tanto agognato sviluppo come sostanziali miglioramenti, cosa che tutti i cittadini possono constatare personalmente: “L'evidenza è sotto gli occhi di tutti – prosegue la Talenti – nell'ultimo bilancio presentato da Carai in sede consiliare si evince infatti che si è sotto di 9 milioni di euro. Intanto crescono le tasse che pesano sulle famiglie montaltesi: l'Irpef è ai massimi livelli, l'acqua si paga come fosse 'Ferrarelle'. La disoccupazione è poi alle stelle, insomma dove sono i benefici nell'ospitare sul territorio da decenni i mega impianti energetici”. Aspra poi al bordata del consigliere di An: “Questo comune, quindi, pur avendo incassato fino ad oggi milioni di euro, è in deficit, non crea sviluppo e di nuovo Carai cerca prebende da Enel – continua - magari dicendo sì al nucleare, il tutto senza ascoltare minimamente cosa ne pensino i cittadini. Senza chiedersi che futuro spetta al territorio e alla sua agricoltura con una centrale a carbone, una a metano ed una nucleare. Carai dimentica insomma di essere il rappresentante dei cittadini e dimentica quanto ha pagato il territorio. Abbiamo già dato alla nazione: basta con le storie di morti annunciate, mi chiedo chi si assumerà la responsabilità di quanto sta accadendo e accadrà sul territorio, chi risarcirà i danni. Prima di dire sì al nucleare quindi Carai lotti contro il carbone e faccia un referendum in città, per sondare la volontà popolare”.

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5 novembre 2007

Enel ci avvelena ancora. Riflessioni.

Litorale della maremma laziale.



Il fatto.


Ieri, domenica 4/11/07, mi trovavo a Montalto Marina (Vt), sulle sponde del fiume Fiora, dove si trovano gli ormeggi delle imbarcazioni da diporto.
Erano circa le 11 di mattina quando mi sono imbattuto in un vecchio amico, subacqueo per passione da tanti anni, appena rientrato dopo un'immersione in compagnia di alcuni suoi colleghi.
"Il mare è impestato, c'è tutta questa roba. E' pieno, dappertutto!". Detto questo, l'amico mi ha indicato, con un cenno, un recipiente in cui aveva raccolto dell'acqua di mare: vi galleggiavano (e non) numerose masse gelatinose sferoidali semitrasparenti, dall'aspetto simile a uova di rana, ma prive di nucleo. Il diametro approssimativo era di circa 1 - 1,5 cm.
Ci siamo chiesti di cosa avrebbe potuto trattarsi: plancton, forse? Qualche sorta di inquinamento chimico? Osservandole in piena luce, sulla superficie di ognuna di queste masse si notava un fitto reticolo regolare di punti neri. Dopo qualche discussione ci siamo salutati, riproponendoci di far analizzare il tutto all'ARPA di Viterbo.


Stamattina appare una prima risposta ai nostri interrogativi. Sul sito "maremmaoggi" il seguente articolo:

Una chiazza oleosa di fronte la Centrale Enel Alessandro Volta di Montalto di Castro ha fatto scattare, nella giornata di ieri, l’allarme inquinamento per il litorale viterbese. Una patina iridescente si era estesa in un fronte lungo 700 metri per 50 all’altezza dello scolo delle acque dell’impianto di Pian dei Gangani. Una telefonata al 1530 della capitaneria di Porto, fatta da un diportista, ha messo in moto la macchina dei controlli e subito sul posto, via mare è arrivata la Capitaneria di Porto con il capitano Lorenzo Savarese e il maresciallo Giuseppe Romiti, il gommone della Protezione Civile e la Polizia Ambientale locale. Il mare calmo infatti evidenziava la chiazza che galleggiava sul fronte mare della Centrale Enel. All’interno dell’impianto intanto erano scattati i controlli per verificare che nessuna rottura, fosse in atto, nei tubi che trasportano l’olio combustibile fino ai gruppi di produzione. Subito è emerso dalle verifiche dei tecnici Enel e dalle apparecchiature elettroniche che monitorano la Centrale che non c’erano perdite di olio in atto . In uno dei canali, quello che porta le acque piovane al mare, continuava però ad arrivare la patina composta da idrocarburi. Si tratta di sostanza oleosa- dicono dall’Enel- che molto probabilmente è arrivata nei canali scolo con le acque delle piogge di questi giorni che potrebbero aver lavato esternamente qualche tubo dell’impianto o i piazzali..."

Vedi qui per un'altro articolo sull'accaduto.


Fai click qui per leggere il comunicato stampa del
Sindacato Italiano Balneari, Sib.


Considerazioni in ordine sparso.

Parliamoci chiaramente: una fuoriuscita del genere non può passare inosservata agli operai della centrale. Il mare di questi tempi è pochissimo frequentato, si sa, probabilmente qualcuno sperava in questo; non per intervenire in silenzio: per non intervenire affatto. E che senso ha fare riferimento alle piogge? Perché quella zona era impregnata di certe sostanze? Non viene comunque inquinato, il NOSTRO terreno? E dove finisce il tutto?

Anhinoi, viviamo in un ecosistema, tutto è in relazione sistemica, tutto è collegato. In primis la nostra ignoranza di cittadini, che permette tutto questo.

L'atteggiamento di Enel ci è ben noto: insistere a negare ogni responsabilità per le malefatte compiute ai danni della collettività. Sino a tentare di rovesciare i fatti a forza di bombardamenti mediatici a la Goebbels. Che hanno successo, grazie a cittadinanze passive e media asserviti. Tutto in vista dell'unico fine: il lucro. Lucro ad ogni costo, tantopiù che l'onere è a carico dei cittadini. Altrettanto note sono ormai le dinamiche politico-amministrative che si attivano in casi come questo. Tutto finirà insabbiato, minimizzato, al prezzo -al massimo- di qualche sconcia elemosina.

Il litorale di Montalto Marina aveva guadagnato, anni fa, il riconoscimento di secondo migliore del lazio, dopo Ponza, nella classsifica stilata annualmente da Goletta Verde. In realtà chi, come il sottoscritto, frequenta spesso Montalto e conosce bene il suo mare, sa che episodi simili di inquinamento non sono nuovi. Attribuibili a chi, ora non so dirlo.

Una fitta al cuore prende chiunque osservi -dall'interno, dal mare, o dalla costa- il litorale da Civitaveccha in su: torreggiano i segni di una società decadente, le due ciminiere condannano l'orizzonte, invano lo sguardo tenta di cancellare dal bel paesaggio le sinistre sagome delle centrali. Quando la foschia mitiga la violenza di quelle forme, su mare e terra è la cappa ocra a ricordarci della loro esistenza; da queste parti i tramonti assumono spesso un colore insolito. A Montalto Marina, dalla foce del fiume Fiora, lo sguardo che a nord si colma del verde aspro della macchia mediterranea maremmana, inevitabilmente si infrange contro la velenosa mole dell'Alessandro Volta e il cupo esoscheletro della vecchia centrale nucleare**, rigato da un'interminabile emorragia rugginosa.


La carcassa della centrale nucleare di Montalto di Castro

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Evidentemente lontano è, ancora, il tempo possibile in cui le masse cesseranno d'esser tali e sceglieranno di non fuggire la responsabilità dei destini.


**Nota a margine
costruita sopra un banco di sabbia, nel dicembre dell'87, prima ancora di entrare in funzione, aveva subito allagamenti. Ora giace abbandonata, a dare schifosa mostra di sé, a perpetua memoria della pochezza dei nostri amministratori politici, oggi come ieri impegnati solo a spartire i foraggiamenti di Enel.
Il comune di Montalto di Castro riceve annualmente da Enel 8 milioni di euro solo per l'ICI. Poco dopo la recente ristrutturazione del palazzo comunale, è comparso un nuovo ufficio al suo interno; non appena varcata la soglia del portone d'ingresso, troviamo infatti un bel CENTRO D'ASCOLTO ENEL.
Davvero emblematico.

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26 ottobre 2007

Convegno "Maremma SOS" - 27/10/07

Toscana e Alto Lazio contro il carbone

“Maremma sos : tanti pericoli ed ora anche la centrale a carbone” è il titolo del convegno organizzato da Nicola Caracciolo, Presidente per la Toscana di Italia Nostra, in programma sabato 27 ottobre a Capalbio. Durante l’incontro non solo si parlerà dei rischi causati dal polo energetico Civitavecchia-Montalto di Castro, (il più grande d’Europa), ma anche degli altri problemi legati all’ambiente e alla salute dei cittadini.

Il titolo del convegno di Capalbio, -dice Caracciolo- rende l’idea del nostro stato d’animo: il polo energetico Montalto-Civitavecchia (il più grande d’Europa) e ora anche il carbone a Civitavecchia e un inceneritore a Scarlino, autostrada, edilizia selvaggia. E poi un gigantesco e inutile aeroporto che si vuole costruire a Sovicille, presso Siena, in un incantevole antico paesaggio, tra splendidi monumenti medioevali. D’accordo, non è Maremma, ma ci siamo ben vicini. È la classica cattedrale nel deserto.E che dire degli altri punti all’ordine del giorno? Gli inquinamenti della centrale a carbone di Civitavecchia colpiscono l’Alto Lazio ma anche la Toscana meridionale. E così, su scala più ridotta, per l’inceneritore di Scarlino.Altro tema tradizionale della nostra azione è l’autostrada tirrenica: per l’economia turistica e agricola del capalbiese sarebbe un disastro.Va dato atto a Lucia Biagi, deciso e coraggioso sindaco di Capalbio, d’essersi sempre opposta a questo devastante progetto, così come si sta adoperando per mettere ordine all’edilizia nel comune.Italia Nostra in Toscana critica molto e protesta molto. Forse un po’ troppo, ci vien talvolta rimproverato. Però, osservo, è questa la nostra tradizione e la nostra gloria. Trovo in un Bollettino dell’Associazione del 1961: «Ma dove hanno la testa gli sciagurati che sovraintendono alla tutela delle bellezze naturali italiane? Non hanno mai riflettuto che il reato che compiono le ciminiere vomitanti fumo e polvere si chiama furto? I produttori di acciaio e cemento sono scorrettamente avvantaggiati perché nei bilanci non si tiene conto del costo di rimangiarsi fumo e polveri. Eppure questo costo c’è e acciaierie e cementerie preferiscono accollarlo al pubblico, cioè agli innocenti. È fatto illecito di attentare alla pubblica felicità e alla pubblica salute solo per tener bassi i prezzi». Una denuncia chiara e la firma di un autorevole simpatizzante di Italia Nostra: l’ex presidente e senatore a vita della Repubblica, Luigi Einaudi.Dunque, lo scontro muro a muro, che ci ha visto su posizioni critiche rispetto alle pubbliche autorità e alla Regione Toscana, fa parte del nostro Dna: è destinato a continuare? Al convegno ci saranno ambientalisti come Asor Rosa, Gianni Mattioli e Valentino Podestà. Poi le sezioni di Italia Nostra di Capalbio, di Grosseto, di Siena, di Castiglion della Pescaia, il Regionale Toscano, i Comitati della rete toscana di Asor Rosa, quelli contro il carbone di Tarquinia e Civitavecchia.Ma avremo anche un ospite di riguardo: Riccardo Conti, assessore toscano al territorio. È autore di un bel libro-intervista - “L’identità toscana” - in cui dimostra un’approfondita conoscenza dei classici del pensiero progressista contemporaneo. Come Italia Nostra Toscana dobbiamo a Riccardo Conti se abbiamo sempre un dialogo - pur nella differenza di opinioni - con il governo della Regione. Ripeto: critiche e polemiche fanno parte del nostro Dna. Ma dopotutto nel Dna della sinistra oggi, non solo in Italia ma nel mondo, c’è l’ambientalismo. Spero di tutto cuore che in un futuro non troppo lontano si possa in Toscana, andare oltre al dialogo. Avviare cioè una qualche forma di collaborazione. Sarebbe una tragedia per tutti se questo non avvenisse.

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